Polonord Adeste Srl
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Polonord Adeste Srl opera per rendere largamente e velocemente disponibili dispositivi medici e dispositivi di protezione eccellenti e convenienti per aumentare la propria sicurezza e conoscere il proprio stato.
Test rapido e monouso per la rilevazione qualitativa simultanea di diversi livelli di THC (THC10/THC25/THC50/THC100/THC300) e loro metaboliti nelle urine umane.
I test sulle urine per il rilevamento di sostanze d'abuso possono variare da semplici test immunologici a procedure analitiche complesse. La velocità e sensibilità degli immunodosaggi li hanno resi il metodo più utilizzato per lo screening di sostanze d’abuso nelle urine.
Il Test THC Urine è un test a immunodosaggio cromatografico a flusso laterale per la rilevazione qualitativa dei seguenti livelli di THC senza necessità di strumenti: 10, 25, 50, 100, 300 ng/mL.
Performance:
Il Test THC Urine (THC10/THC25/THC50/THC100/THC300) è un test immunologico basato sul principio del legame competitivo. Le droghe che possono essere presenti nel campione di urina competono con il rispettivo coniugato della droga per i siti di legame sul loro specifico anticorpo.
Durante il test, il campione di urina migra verso l'alto sulla striscia reattiva per azione capillare. Se una droga è presente a una concentrazione sufficientemente alta (superiore al limite di rilevamento, cioè il cut-off), saturerà tutti i siti di legame dell'anticorpo, impedendogli di reagire nell'area del test della striscia, dove si trova il coniugato droga-proteina. Di conseguenza, se la droga è presente nelle urine, l'area del test (T) non mostrerà alcuna reazione. Al contrario, se la droga non è presente (o è al di sotto del cut-off), non saturerà i siti di legame dell’anticorpo e l'anticorpo potrà reagire nell'area del test (T), causando la comparsa di una linea colorata.
In sintesi, un campione di urina positivo alla presenza della droga non genererà una linea colorata nella regione specifica della linea del test, mentre un campione negativo o con una concentrazione inferiore al cut-off genererà una linea nella regione della linea del test. Per fungere da controllo procedurale, una linea colorata nell’area della linea di controllo (C) deve sempre comparire, indipendentemente dalla presenza di droga o metabolita. Questo indica che è stato aggiunto il volume corretto di campione e che l’assorbimento attraverso la membrana è avvenuto correttamente. Se la linea di controllo (C) non compare, il dispositivo di test deve essere scartato.
Materiali in dotazione:
Dal 21 gennaio 2020 tutta la popolazione locale della GBA si è sostanzialmente autoimposta in quarantena in casa, ha limitato le uscite all’approvvigionamento dei viveri, ha indossato mascherine protettive all’aperto, ha utilizzato frequentemente disinfettante sulle mani e sulle superfici. Dall’inizio del contagio da COVID-19 abbiamo quindi vissuto in prima linea il problema nelle fabbriche dove produciamo con la produzione ferma per quasi un mese. Per riaprire, nelle prime settimane di febbraio è stato necessario superare gli audit dove si dimostrava di avere messo in esecuzioni procedure volte a contrastare il contagio quali misurazione della temperatura ai lavoratori prima di accedere alla fabbrica, una fornitura di due mascherine al giorno per lavoratore, utilizzo di disinfettante sui luoghi di lavoro secondo precisi protocolli, distanza minima tra i lavoratori in catena di montaggio che solitamente lavorano gomito a gomito tramite l’utilizzo della sedia vuota, divieto all’uso dei condizionatori, areazione naturale tramite finestre aperte continua. Molte persone che lavoravano nelle fabbriche dove producevamo erano bloccate a Wuhan e nello Hubei in generale.
Quando si è avuto notizia, il 21 febbraio 2020, della diffusione del contagio nella comunità in Italia, nelle zone del sud della Cina, dove produciamo, da un mese nessuno usciva più di casa senza mascherina, tutti adottavano misure di igiene ancora più stringenti rispetto a quelle sopra citate, quali lavarsi spesso le mani possibilmente con gel igienizzanti, disinfettare spesso il cellulare che viene portato in continuazione vicino a bocca e naso ed è generalmente molto sporco soprattutto se ha una cover che non viene mai rimossa e pulita, evitare di prendere ascensori, evitare di lavorare toccando mouse e tastiera di un collega, disinfettare spesso maniglie e pulsanti e servizi igienici.
Pur essendo l’igiene il fattore ritenuto in Cina più importante per la prevenzione, il consenso sull’uso della mascherina anche di tipo semplice in Cina è che serva a tre funzioni:
La prima è evitare di autoinfettarsi portandosi le mani alla bocca o al naso dopo aver toccato una maniglia di una porta, un interruttore, un oggetto qualunque che è stato toccato da una persona infetta. Mettersi le mani in bocca o nel naso è un gesto che viene compiuto molto spesso nel corso di una giornata, tante volte inconsciamente, la mascherina davanti a naso e bocca impedisce di farlo,La seconda è che anche una mascherina di semplice fattura come quelle che si possono autocostruire con un fazzolettino da naso di carta, qualche strappo di rotolone, elastici e scotch fornisca una barriera contro le emissioni dei droplets (a volte volgarmente detti “sputazzi”), barriera che gli scienziati dell’università di Shenzhen Hong Kong hanno stimato dell’ordine almeno dell’80%, cioè la mascherina di base protegge non solo noi ma anche gli altri in caso noi siamo asintomatici. Quando il virus è diffuso nella comunità non si può sapere se la persona che fa la spesa ed è in fila con noi vicino alla cassa sia infetto, non lo sa neanche lui, l’utilizzo obbligatorio delle mascherine per tutti in Cina serve a questo.La terza è che incoraggi il distanziamento sociale, il famoso metro o due metri di distanza da tenere per precauzione.Dal 24 febbraio 2020 abbiamo quindi applicato nella nostra fabbrica in Italia le stesse procedure che applicavamo in Cina. Ad esempio a tutto il personale abbiamo chiesto di indossare mascherine protettive di base che, non essendo reperibili, fabbricavamo internamente seguendo le linee guida degli scienziati del laboratorio di test dell’università di Hong Kong. Ogni dipendente la mattina provava la febbre e inviava foto del termometro via whatsapp al suo superiore, dopo ogni porta avevamo messo dei dispenser da shampoo con dentro un disinfettante che avevamo prodotto seguento le linee guida del WHO e curavamo maggiormente la disinfezione degli ambienti. Il 26 febbraio abbiamo comunicato a Confindustria le nostre procedure che sono state pubblicate in forma aggregata sulla loro piattaforma digitale il 27 febbraio 2020.
Le mie figlie vedendomi sempre con queste mascherine mi dicevano: dovreste costruirle! Il mio amico socio Fabio diceva: dovremmo produrle! All’inizio ero recalcitrante. Non è il nostro mestiere pensavo, ci sono tante aziende che sono del settore e sapranno fare bene e in fretta quello che serve. Un mio compagno di scuola del liceo mi ha chiesto: puoi produrre mascherine? E ho pensato noi facciamo elettronica...Finchè Fabio ed io ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti: e se non fosse così? E se potessimo dare una mano? Le possiamo fare? Si. E allora forse le dobbiamo fare.L’elettronica si produce in un camere bianche, ambienti sterili ed ha bisogno di tanta manodopera per l’assemblaggio, convertire una produzione non è impossibile.E la produzione di mascherine è nata.
Abbiamo successivamente certificato prodotti in regime emergenziale all’ISS e all’INAIL, aperto il laboratorio interno, stretto collaborazioni con università e centri di ricerca sia per le analisi dei prodotti che trattiamo che per lo sviluppo di nuovi ed abbiamo ottenuto la certificazione aziendale ISO 13485 relativa ai dispositivi medici.
Abbiamo servito e stiamo servendo alcune tra le più importanti istituzioni pubbliche italiane, come ad esempio l’Agenzie delle Dogane o l’arma dei Carabinieri, migliaia di scuole, ospedali, enti pubblici, forze dell’ordine, decine di migliaia di privati.
A fine 2020 è iniziata inoltre la produzione di diagnostica Covid-19. Qui il sito dedicato: polonord.it
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